GLI ANNI DELLE CRISI: L’INDUSTRIA ITALIANA 2008-2020

LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO MET 2020:

Il giorno 2 febbraio 2021 alle ore 16 in diretta su:

YOUTUBE  https://youtu.be/2NyK2cm99Sk

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Verrà presentato il Rapporto MET 2020 sull’evoluzione dell’industria italiana negli anni delle crisi.

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Tra il 2008 e il 2020 l’economia e la società italiana hanno vissuto “gli anni delle crisi”. Il fattore comune, che trae origine nei decenni passati e nelle difficoltà strutturali del sistema produttivo italiano, è rappresentato dalla crescita nulla o modesta del prodotto interno lordo e del valore aggiunto industriale.

Anche se i valori aggregati non mostrano grandi progressi e spesso presentano tassi di variazione negativi, sarebbe un grave errore ritenere che il sistema produttivo sia rimasto bloccato, o semplicemente sia stato soggetto a contrazioni senza registrare grandi cambiamenti nella sua struttura profonda.

Cercare di comprendere i fenomeni in corso, le crescite e le modernizzazioni di alcuni, o anche i regressi di altri, costituisce un fondamentale elemento di analisi ed è lo scopo, originale, di questo Rapporto: obiettivo del nostro lavoro e delle pagine che seguono è approfondire cosa si è mosso sotto la superficie di un sistema produttivo e industriale complessivamente immobile nelle performance.
Si sono utilizzate in prevalenza le indagini di campo svolte da MET e dal nostro gruppo di lavoro, indagini che costituiscono un unico in Italia e in Europa e che coprono l’intero periodo considerato attraverso sette diverse rilevazioni realizzate con cadenza biennale. Si tratta di oltre 24.000 interviste per ciascuna tornata.
Tuttavia, non basta capire e misurare solo ciò che determina il successo o meno di ogni categoria di imprese individuata, ma anche ciò che si accompagna ai processi di miglioramento o di peggioramento e, quindi, il passaggio di classe verso l’alto o verso il basso.

Questi processi di cambiamento hanno un rilievo speculativo e analitico, ma sono ancor più importanti in una logica di policy: la struttura produttiva di un paese non solo non può essere scelta dai governi, ma deriva anche da un portato storico lontanissimo. Le politiche possono influenzarla in misura marginale e in tempi lunghi, ma favorire i processi di miglioramento e sostenere i soggetti che li avviano è una strategia di accompagnamento percorribile. Così pure, al contrario, contrastare i regressi, soprattutto in tempi di crisi, può costituire una politica potenzialmente efficace, in particolare se tali fenomeni sono legati a fattori esterni alle imprese stesse.

L’interpretazione che vogliamo proporre è che nel tessuto imprenditoriale italiano, in particolare a partire dal 2011/2013, si è radicata e diffusa nei comportamenti di tutte le categorie di imprese, sia pure con intensità e modi diversi, la convinzione che le potenzialità di sopravvivenza e di crescita delle singole strutture industriali fossero strettamente legate all’allargamento dei mercati (in particolare di esportazione), alla realizzazione di innovazioni, sia sui prodotti che su processi e organizzazione e, infine, all’attività di ricerca sviluppata.

Tuttavia, il mondo reale non presenta caratteristiche omogenee e neppure percorsi standard verso un consolidamento tecnologico e di mercato attento a ciò che la teoria economica raccomanda: i modi in cui le aziende impostano i loro percorsi di miglioramento possono essere molto diversi tra loro. Così, alcuni ricercano per prima cosa nuovi mercati per poi consolidare la loro posizione con innovazione e ricerca, altri pensano prima a innovare e poi a trovare sbocchi adeguati; alcuni sono più solidi finanziariamente, altri meno. I percorsi sono spesso progressivi e seguono strade compatibili con le caratteristiche delle singole imprese e, soprattutto, possono avere direzioni opposte di progresso relativo, ma anche di regresso.


Una delle novità del nostro lavoro è quella di presentare un primo quadro informativo dei percorsi seguiti per capire distribuzione, pregi e caratteristiche dei sentieri di crescita.

Viene confermato dalle analisi come il successo di mercato, tradotto in crescita del fatturato e dell’occupazione, anche negli anni delle crisi, sia stato strettamente legato alla “triade del dinamismo”: Innovazione, Ricerca ed Esportazioni.

Ciascuno, nell’ambito delle imprese dinamiche (di ogni dimensione) o in via di divenirlo, si attiva come può e nella misura ritenuta adeguata.

Il punto sostanziale che si vuole rimarcare è che la realtà produttiva è una realtà in movimento e prevede, quindi, una mobilità dei soggetti verso comportamenti diversi da quelli passati e con strategie che si adattano: non vi sono innovatori per sempre e neppure imprese immobili per sempre.

Il volume è articolato in cinque capitoli principali.

I primi due presentano l’evoluzione di lungo periodo dell’economia e dell’industria italiana, con un focus sull’evoluzione della ricerca e delle attività innovative; si tratta di analisi e dati tratti in prevalenza dalle statistiche ufficiali che rappresentano il punto di riferimento aggregato fondamentale.

Segue un approfondimento sui driver della competitività e della crescita, osservando nel dettaglio le trasformazioni e l’evoluzione del sistema industriale e dei servizi alla produzione nel periodo 2008 2020. In questo capitolo, oltre agli andamenti registrati e alle caratteristiche di dettaglio delle attività determinanti per diverse tipologie di imprese, si analizzano anche i processi di upgrading e di downgrading con alcune conseguenze di rilievo.

Viene quindi proposta la lettura dei risultati di un supplemento di indagine (su un campione di circa 8000 interviste) condotta in piena crisi pandemica per cogliere alcuni cambiamenti strutturali derivati dalla crisi determinata dal COVID-19.

Infine un capitolo è dedicato alle policy, sia analizzando le caratteristiche dei flussi e delle modalità per alcune tra le principali misure adottate nell’ultimo decennio, sia con indicazioni e suggerimenti derivati dalla grande mole di elaborazioni compiute confrontando la struttura produttiva con le misure in essere.

L’ampia appendice metodologica rende il più possibile trasparenti le attività svolte con le indagini compiute e rimarca le caratteristiche qualitative che si considerano importanti.
In sintesi, le evidenze principali che ne abbiamo tratto sono:

  • Sotto l’apparente blocco della produzione e l’immobilità dell’economia si celano movimenti intensi poco esplorati.
  • Nonostante il PIL in calo, a partire dal 2011 aumenta molto il numero di imprese impegnate in strategie di R&S, di innovazione e di presenza sui mercati internazionali portando a miglioramenti nella produttività e nella competitività.
  • L’integrazione di queste strategie dinamiche ha rilevanti effetti sulla crescita e chi le realizza registra, soprattutto all’inizio del percorso di modernizzazione, elevati incrementi di performance.
  • Il fenomeno, ancorché più raro, è presente anche nelle imprese minori e assume dimensioni importanti già dai 20 addetti in su.
  • I processi di modernizzazione di queste imprese hanno effetti apprezzabili sul tasso di crescita aggregato in quanto, come avviene a partire dal 2011/2013, interessano un numero elevato di soggetti .
  • I movimenti possono essere anche di segno opposto, ovvero di regresso con conseguenze negative (quantificate nel lavoro)
  • I vincoli legati al capitale umano e a quello finanziario continuano a essere rilevanti e influenzano in misura marcata i processi in atto.
  • Il Covid sta incidendo non solo sulle imprese più fragili, ma soprattutto su quelle che avevano realizzato progetti di sviluppo senza aver ancora consolidato la propria posizione economica e finanziaria.
  • L’abbandono di strategie di sviluppo, soprattutto di progetti di ricerca, potrebbe avere effetti negativi di lungo periodo
  • Le politiche industriali si sono concentrate sull’accompagnamento finanziario delle imprese con strumenti automatici (credito di imposta e canale bancario): negli ultimi anni hanno ampliato il loro raggio di azione e sono state misure molto gradite dalle imprese
  • Dove l’intervento diveniva più complesso il giudizio si fa più critico. Per esempio nel campo del rafforzamento patrimoniale è evidente la necessità di razionalizzazione dei numerosissimi strumenti attivi.
  • I grandi obiettivi (si pensi alla sostenibilità sociale e ambientale) devono associarsi al mondo delle produzioni e a nuove possibilità di sviluppo
  • Servono progetti organici per perseguire obiettivi ben definiti all’interno di un quadro generale, strumenti idonei (non solo di natura erogatoria) e l’identificazione di soggetti appropriati.